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UNO SFIZIO
18 Luglio 2019
PIACERE
30 Ottobre 2019

SI ARRIVA MAI A DESTINAZONE

Mi giro, verso l’infinito serpentone di cemento

in faccia all’oceano, noi siamo un bel pezzo

di quella mattina, che non fa tornare

mai i conti. Ottanta che?

83, fino a 86.

Gli anni, si sommano per vederci insieme.

Come puoi

confondere i cuori?

Serve un piano

che venga deciso, ma da lontano. La moto è là

ti aspetto a cavallo

tra la curva e il bibitaro, dove le onde

superano scogli e persone, si depositano innocue sulla strada

dell’hotel Nazionale.

Temerai solo il miagolio, il miagolio

del mio gatto, lui fa la differenza

strappa di mano la forbice

la chiara dell’uovo smeriglio

per essere il solo e il meglio. Anche no

siamo divisi da un’onda e il suo scoglio.

Altri, avanzeranno nel buio

conquisteranno la tua prima ora di amore

grammi e grammi di stufato

mentre io

mi sarò allontanato

per sempre, come ogni vacanza

che si rispetti.

Mi hai trattato da ufficiale pagatore

un po’ mi piace

meridiano di qualche sole sperduto,

sarei ultimo a cui riferire gli inganni.

Ultimo ma no il solo, infatti

la mia via è un tratto dritto, mica come il muro sull’oceano

al cospetto della mia fronte.

Nulla puoi, nulla temi

vieni, più vicina che puoi, più di quanto voglia il mio gatto.

Più ancora che essere fucile di luce

sospesa nella mattina e l’orizzonte di queste nuvole.

Siamo la sete della mia ombra

siamo davanti, preciso al mezzo sogno, l’acqua sulle gomme

cerchiate di bianco.

Sono caduto invano, mi sono sollevato presto

agli interessi di quella luce

che dell’acqua conserva gli arrivi.

Il tacco batte nella notte, hai messo su

trucco sugli occhi per essere letto disfatto.

Ricordati, al miele, devi aggiungere nulla

tu non sei il mio miele, lui è l’intero!

Lo sai.

Lo sappiamo, sì

proprio come un ghiacciolo

che puoi masticare, succhiare per il caldo

ma inevitabilmente

scivola volentieri nelle tue mutande

la mia mano sarà affittata alle sorprese, arriva dritta

dritta sul tuo tepore, quel te

che non mi è mai bastato.

Ora sei il punto che sposta gli scongiuri, le mie certezze

quelle che rimangono

di queste notturne risate, davanti alle sorsate di birra.

Sei la mia infradito

sorella che mangia al mio fianco

la gioia di esserti vicino

vicino a che? Ora

serve il punto esatto che ti conduce al divino, sono l’ancora

di un bicchiere di vino, la soglia che ho superato

il gelato che hai mangiato

sulle strade di Miami Beach, sono le gioie

che sembrano poco

ma stanno tutte la sul fiore tra la 23^  e un incrocio di aria.

Sei la vergine

regalata al vicino, la porta chiusa

aperta all’improvviso.

Sei la faccia tosta che fa vero il mio viso.

Ha ha ha

che saresti stata, con in mano, il mio baccano!

Ad averlo, un’ora nella testa

volevi il giorno spremuto, volevi

saturarti di sangue, invece

ti affidi a qualche meridiano. Quale meridiano

quale rotta ti porterà a destinazione?

Povera te, sei peggio dei miracoli che fabbrica Luna

i miracoli, mica si abbandonano, si dipingono sugli scogli

freschi di onde, in nessun caso, in nessuna occasione

te li devi dimenticare. Il miracolo è la tua verginità

approssimativa, la verginità infinita, eccessiva ma vera

sola, come me a fiutare l’universo.

Benché fermo

è lo stato puro della velocità, è dentro te

l’unico mio universo. Adesso

diventa magnetica pure tu e asso piglia tutto.

 

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